Ebook e il suo futuro
Prospero's Books, Peter Greenaway |
Titola Repubblica "Crollo delle vendite e riscoperta della carta: addio al lettore digitale", ma Fortune non è d'accordo. Chi ha ragione?
Il “crollo delle vendite degli ebook” raccontano una tendenza o solo un momento di stop?
E, nel caso, il problema è solo per come leggiamo i dati (se consideriamo solo i grandi editori o anche i selfpublisher)?
La prima confusione che fa la giornalista di Repubblica è: parlare di ebook e di digitale come fossero la stessa cosa. Il primo vediamo, il secondo tutto farà tranne che crollare ovviamente.
Allora parliamo proprio dell'ebook.
Il “crollo delle vendite degli ebook” raccontano una tendenza o solo un momento di stop?
E, nel caso, il problema è solo per come leggiamo i dati (se consideriamo solo i grandi editori o anche i selfpublisher)?
La prima confusione che fa la giornalista di Repubblica è: parlare di ebook e di digitale come fossero la stessa cosa. Il primo vediamo, il secondo tutto farà tranne che crollare ovviamente.
Allora parliamo proprio dell'ebook.
Ecco, il fatto è che l'ebook e’
un non-sense.
In futuro si leggerà (e non solo: scriverà, guarderà, giocherà ecc. - perché ipermediale significa differenti media simultanei + non linearità) sempre di più digitale, su questo non c'è dubbio. Ma è proprio il libro elettronico ad essere un archeomodernismo: un po’ come agli esordi della televisione (e prima ancora del cinema) quando si faceva “teatro” con la telecamera e macchina da presa.
In futuro si leggerà (e non solo: scriverà, guarderà, giocherà ecc. - perché ipermediale significa differenti media simultanei + non linearità) sempre di più digitale, su questo non c'è dubbio. Ma è proprio il libro elettronico ad essere un archeomodernismo: un po’ come agli esordi della televisione (e prima ancora del cinema) quando si faceva “teatro” con la telecamera e macchina da presa.
Cioè l'errore è prendere una forma artistica legata a un preciso (e forte,
strutturato, importante linguaggio) e pensare che questa stessa forma artistica
possa essere trasportata su un altro linguaggio (completamente differente) e
funzionare. Un errore naturale all'inizio, ma che poi non funziona. Come non ha funzionato allora, e quindi il cinema ha preso a fare
cinema e la tv idem (più punti di vista con più camere, movimento delle camere,
montaggio, ecc), allontanandosi dal teatro e “specificando” con il proprio linguaggio, le proprie “forme” e strutture, così farà il digitale.
Non libri elettronici,
cioè sostantivo vecchio e aggettivo nuovo, ma direttamente ipermedia: cioè
forme di fruizione del sapere, della comunicazione e del divertimento che
avvengono su più media simultaneamente e con una sintassi non lineare ma
fatta per link (e non da pagina uno a pagina due). Ovvero il contrario di un
libro.
Il libro come tale resta alla carta, come le pièces restano a teatro. Per nicchie di pubblico precise. E incantevoli.
Ma la lettura, il sapere, la conoscenza, la visione… prendono, insieme a un nuovo linguaggio, altre forme, nuovi contenitori.
Il libro come tale resta alla carta, come le pièces restano a teatro. Per nicchie di pubblico precise. E incantevoli.
Ma la lettura, il sapere, la conoscenza, la visione… prendono, insieme a un nuovo linguaggio, altre forme, nuovi contenitori.
Il digitale è una rivoluzione totale, un nuovo linguaggio che
partorirà nuove strutture (e poteri), e vivrà ancora a lungo, con buona pace di
certi articolisti. Ma
sul LIBRO digitale io non investirei troppi soldi, perché questa rivoluzione inventerà le sue forme.
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