In soli 20 anni

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Che ci piaccia o meno, che ce ne rendiamo conto o facciamo finta di no, abbiamo abbracciato una nuova tecnologia comunicativa.
Rivoluzioni analoghe nella diffusione del sapere sono state il cinema ma più ancora la stampa, una tecnologia della comunicazione che ha rivoluzionato la conoscenza e il mondo (leggi, potere, religione, scienza…).

Nemmeno la stampa però ha avuto una crescita così rapida in così poco tempo (ci sono voluti 100 anni per passare dai 30 mila libri pre-gutenberg ai 13 milioni del secolo successivo).

Sentirsi disorientati è normale. 

Prima ancora, alla nascita della scrittura stessa, che si affiancava al linguaggio orale, la paura colse Platone, che diceva questo della nuova tecnologia: “La scrittura è disumana, distrugge la memoria, è inerte e non può difendersi".


I nuovi linguaggi, al loro esordio, scontano sempre qualche resistenza ;)

Ma evitiamo il panico. Impariamo a conoscere tutte le opportunità che nuove tecnologie e linguaggi ci offrono. Cosa possiamo fare e come cambiare.
Non foss’altro perché è inevitabile.  

Quando eravamo uno sparuto 0,3% al mondo ad interessarci a internet, potevano avere un senso le critiche, i rifiuti, paure, resistenze, snobistiche prese di distanza, sottovalutazioni... Ma ora che quasi la metà del mondo comunica, conosce, impara, si confronta, gioca, cresce, vive con questo strumento, non sarà tempo di cambiare passo?

Anche i libri furono una tecnologia della conoscenza decisamente disruptive. Oggi sono considerati il baluardo a difesa della tradizione del sapere, dell'intelletto, di ciò che è buono e sano. Ma ci fu un tempo in cui furono loro ad essere messi al bando, censurati e vilipesi come astrusa modernità, fonte di perdizione e pericoli.

La conoscenza, per fortuna, ha i suoi percorsi e usa gli strumenti che può, senza spocchia alcuna, come un fiume che inevitabilmente deve arrivare al mare, prende tutte le strade che trova: oralità, scrittura, stampa, cinema, hypermedia.

Il 16% della popolazione mondiale è ancora analfabeta. Così come riteniamo l'alfabetizzazione indispensabile per il raggiungimento di obiettivi quali l'eliminazione della povertà, la riduzione della mortalità infantile e della crescita della popolazione, il raggiungimento dell'uguaglianza di genere e la garanzia di uno sviluppo sostenibile, della pace e della democrazia; per le stesse ragioni dobbiamo cercare di vincere l'analfabetismo digitale, perché quello che passa attraverso i linguaggi è la conoscenza e questa, a quanto pare, è ancora la cosa che più di ogni altra ci rende liberi, per quanto possibile, liberi e umani.

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